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Il Festival autunnale della Gaggia, ospiti tra gli altri Quirino Principe, Giorgio Pressburger, Paolo Rumiz e cameristi di livello internazionale

"Non siamo noi a fare il viaggio, ma è il viaggio che ti fa".

Questo è quanto ha recentemente affermato Paolo Rumiz, tra gli ospiti della Gaggia nel suo prossimo progetto, che ha seguito un processo analogo di formazione.


Dal 24 al 27 ottobre a Cividale si svolgerà il nuovo Festival dell'Associazione Gaggia, dedicato all'archetipica e romantica figura del Wanderer. Concertisti di livello internazionale e tre tra i maggiori intellettuali italiani, Paolo Rumiz, Giorgio Pressburger e Quirino Principe esploreranno, nel rimbalzo tra musica e parola, la metafora del viaggio come processo di evoluzione interiore. Nell'occasione verrà anche presentata - relatore Vesa Matteo Piludu (Università di Helsinki) - la nuova fatica editoriale dell'associazione cividalese.

Incontri incidentali, fortuite coincidenze, improvvise intuizioni si sono coagulate attorno all'archetipica figura romantica del Wanderer, sfociando un programma musicale e culturale atto ad esplorare alcune delle derivazioni del suo potente e proteiforme valore simbolico. Il tema del viaggio inoltre si rivela un contenitore ideale per la presentazione della nuova fatica editoriale dell'Associazione cividalese.

Il volume bilingue Kalevala, epica, magia, arte e musica, con all'interno un CD live del concerto che la cantante Karoliina Kantalinen tenne presso le Grotte d'Antro nel 2011. Il volume è stato presentato nel 2014 alla Fiera del Libro di Helsinki assieme a libri di altri autori italiani quali Alberto Angela, Beppe Severgnini, Silvia Avallone, Franco Di Mare, Francesco Piccolo. Vesa Matteo Piludu dell'Università di Helsinki presenterà il frutto della rinnovata collaborazione con la prestigiosa Società del Kalevala di Helsinki, edita nel nostro paese dalla Bifröst.

Tre tra i più noti intellettuali italiani, Quirino Principe, Giorgio Pressuburger e il già citato Paolo Rumiz getteranno in altrettanti incontri ponti culturali tra la cultura del Nord e l'affascinante tema del festival. Ma veniamo alla parte musicale dell'evento culturale che non può che esordire con la tragica, personale e psichicamente autobiografica elaborazione del Wanderer operata da Franz Schubert. A diciannove anni egli aveva messo in musica il testo del poeta Georg Philipp Schmidt von Lübeck (1766 - 1849), che intaglia una lapidariamente efficace immagine interiore del Wanderer nell'ultimo, sublime ed efficace verso: Là, dove tu non sei, là è la felicità.

Quale attestazione di questa visione schubertiana saranno eseguiti due monumenti musicali: i 20 Lieder del ciclo Die schöne Müllerin (La bella mugnaia) D 795, che sarà presentato integralmente domenica alle 18 nella sala della Fondazione de Claricini, mentre una selezione tratta dalla Winterreise (Viaggio d'inverno) D 911 sarà proposta in prima mondiale in una trascrizione per baritono e quartetto d'archi realizzata per l'occasione da Vladimir Mendelssohn e Davide Pitis.

Allargando lo sguardo su un cammino ancora in corso, quello dell'albero maestoso della grande e ramificata cultura tedesca, che innerva tanta parte della cultura occidentale, se ne presenteranno due fronde: un recentissimo virgulto, il Quintetto per pianoforte e archi (2015) di Alfred Huber, ed un prezioso ramo nascosto, ignoto ai più: il Quartetto op. 15 dell'austriaco Robert Fuchs (1847 – 1927), didatta che ha contribuito alla formazione tra gli altri di Gustav Mahler, George Enescu, Jean Sibelius, Franz Schreker, Franz Schmidt, Hugo Wolf, Alexander Zemlinsky.

Nello sfondo del contesto entro cui si è mossa la cultura tedesca, ancora due polarità: la voce del popolo germanico con una scelta dei Volkslieder di Beethoven, il sacro e il sublime nella complessa quanto affascinante e paradossalmente laica concezione contenuta nei due stupendi Lieder op. 91 di Johannes Brahms, che al consueto binomio voce più pianoforte aggiungono la calda, morbida e inconsueta voce di una viola.

Completano l'affresco musicale brani per quartetto d'archi composti di Erwin Schulhoff (1894 - 1942) - un autore di origine semita internato e deceduto nel lager di Weißenburg in Baviera – per non scordare il lato oscuro di ogni civiltà, che può mostruosamente trovare vie di degenerazione anche entro un DNA culturale di fondamentale bellezza. Un'arte, quella di Schulhoff, che venne bollata dal nazismo come "degenerata" e una vita errabonda che ha dovuto subire il viaggio; qualcosa che ci rammenta come anche oggi tanta umanità si trovi costretta obtorto collo a improvvisarsi in veste di disperati Wanderer per poter scommettere in un possibile futuro migliore.

Di livello assoluto, come tradizione della Gaggia, gli ospiti musicali internazionali del Festival: da Vladimir Mendelssohn alla viola, ai violini di Karel Boeschoten (Svizzera) e Julia Berinskaja (Russia), da Frieder Berthold al violoncello a Lars Grünwoldt (Germania), baritono berlinese.


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